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Sei ottimista? Nel lavoro hai una chance in più

 

L’OTTIMISMO E’ IL MODO MIGLIORE PER VEDERE LA VITA

 

Lo scorso 2 febbraio, nell’articolo “La resilienza come strategia di coping”, siamo partiti dal contesto storico in cui viviamo, un contesto caratterizzato da un mondo del lavoro in continuo cambiamento, per poi soffermarci sulle risorse personali utili per far fronte alle richieste di persistente flessibilità. E mentre allora abbiamo sviluppato il tema della resilienza, oggi ci occuperemo di quel che, in una nota pubblicità, viene definito come “il profumo della vita”: l’ottimismo!

 
Aggiungi una marcia al tuo lavoro. Come?
 
Nella ricerca psicologica, da diversi anni si studia la validità dell’ottimismo nella gestione dello stress. In particolare, molteplici studi sulle strategie di Coping hanno evidenziato come l’ottimismo svolga un ruolo importante e fondamentale nella gestione e regolazione dello stress. Dagli studi emerge come un atteggiamento ottimistico, attenuando le sensazioni di passività, eviti che la persona si senta in balia delle proprie reazioni emotive. In questo senso l’ottimismo assume un ruolo fondamentale nella capacità di Coping delle persone.

L’ottimismo, riferito alla generalizzata disposizione ad aspettarsi esiti positivi nella propria vita, è spesso accompagnato da una modalità di Coping attivo e da una migliore capacità di problem solving (Bedi & Brown, 2005; Brenes, Rapp, Rejeski, & Miller, 2002). Ma non solo. Ulteriori analisi identificano l’ottimismo come un fattore chiave per migliorare il benessere e la resilienza e ridurre, quindi, la percezione di stress e anche ictus e malattie cardiovascolari (Kim, Park, & Peterson, 2011; Kubzansky, Sparrow, Vokonas, & Kawachi, 2001). Uno studio appena pubblicato su “Health behavior and policy review” lo conferma con dati alla mano: essere ottimisti fa bene soprattutto alla salute del cuore.
Nell’ambito della psicologia positiva, sono state riscontrate importanti differenze nell’affrontare gli eventi stressanti della vita quotidiana da parte di ottimisti e pessimisti. Le persone che hanno più fiducia nel futuro, come gli ottimisti, producono uno sforzo continuo, anche quando si trovano di fronte a gravi avversità.
Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono. (Galileo Galilei)

Gli ottimisti sono perfettamente coscienti dei problemi che incontrano, ma tentano di risolverli in maniera costruttiva, senza auto disprezzo né fatalismo.
Questo tipo di differenze è da attribuire, non solo al livello di ansia presente prima della situazione stressante, bensì è principalmente conseguenza delle diverse strategie che ottimisti e pessimisti mettono in atto nel far fronte agli eventi. Come dice Winston Churchill l’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità.
Secondo Seligman (1998) l’ottimismo corrisponde ad uno stile di attribuzione che porta gli individui a spiegare gli eventi positivi come risultati di cause riconducibili a caratteristiche personali, permanenti e generali. Al contempo, gli eventi negativi vengono ricondotti a cause esterne, temporanee ed evento-specifiche. Carver e Scheier (1992) sottolineano invece che l’atteggiamento ottimista porta solitamente a credere che le situazioni difficili potranno essere superate, e di conseguenza si concentrano e si applicano per cercare una soluzione. È un fattore che si riflette sulla motivazione ed incide sulle aspettative di riuscita: spinge a persistere nella scelta dei propri obiettivi, anche nei casi in cui sono presenti oggettive difficoltà. Al contrario, i pessimisti tendenzialmente aspettandosi il peggio, evitano le sfide, il che aumenta il livello di stress.
Sono due modi diversi di mettersi in rapporto con se stessi e con gli altri.

In generale, è stato evidenziato come in caso di difficoltà l’esperienza affligga meno gli ottimisti rispetto ai pessimisti quando questi hanno a che fare con delle difficoltà nella loro vita.
L’ottimista quindi si rileva più orientato al cambiamento dimostrando un’apertura mentale che lo porta a ricercare le novità,affrontando attivamente le avversità invece di subirle. Questo è possibile perché individua le priorità dei propri scopi e a cogliere gli aspetti più favorevoli focalizzandosi di meno su quelli negativi. L’abilità nel ricercare una molteplicità e una varietà di percorsi di senso e di soluzioni alternative, permette loro di ridurre l’ansia e altri stati emotivi negativi, come preoccupazione, rassegnazione, impotenza e depressione.
Un atteggiamento positivo rappresenta la vera risorsa con la quale affrontare i grandi cambiamenti che si stanno avvicendando nella realtà economica, sociale e umana del nostro tempo.


 


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Fare ordinario in modo straordinario

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La resilienza

La resilienza come strategia di coping

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La resilienza

La resilienza come strategia di coping

Il contesto lavorativo odierno è connotato da assidui cambiamenti oltre che da importanti processi quali la globalizzazione, la competitività, la precarietà e la flessibilità. Il tutto, poi, si sviluppa all’interno di una cornice storica contraddistinta dalla crisi economica finanziaria.
Nei luoghi di lavoro, il concetto di coping assume una particolare importanza in quanto le modalità con cui l’individuo e le organizzazioni stesse tentano di adattarsi, di gestire la situazione o di fronteggiare un problema, in uno scenario lavorativo complesso e transitorio come quello attuale, producono effetti determinanti sulla qualità del lavoro e sul rapporto con l’ambiente.
Questi aspetti impegnano costantemente i lavoratori a valutare ciò che succede attorno a loro e a far leva sulle proprie caratteristiche e risorse, nonché ad utilizzare alcune strategie di coping per favorire il fronteggiamento delle situazioni e degli eventi stressanti.

Si tratta di un processo dinamico che porta ad una continua rivalutazione dell’equilibrio tra ambiente e individuo.
I rischi psicosociali sono determinati interamente o parzialmente dal modo in cui essi stessi vengono percepiti dalla persona, anche sulla base di caratteristiche individuali della persona stessa che ne determinano il vissuto. Tra queste peculiarità, particolare importanza assume la resilienza.

Resilienza è un termine derivato dalla fisica e indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione.
Negli ultimi dieci anni, c’è stata una crescente attenzione al fenomeno della resilienza, anche in psicologia, definita come la capacità della maggior parte delle persone di mantenere il normale funzionamento psicologico e fisico e di evitare gravi malattie mentali in risposta a straordinari livelli di stress e traumi (Feder, Nestler, & Charney, 2009).

La resilienza è un processo in evoluzione, caratterizzato da un cambiamento verso una condizione più favorevole attraverso un adattamento positivo a quegli eventi e/o situazioni avverse a cui la vita ci sottopone.
Diane Coutou (2002) in “How Resilience Works” ha spiegato che le persone resilienti possiedono tre caratteristiche principali: una ferma accettazione della realtà; la profonda convinzione, rinforzata dalla presenza di forti valori, che la vita abbia un significato; e, infine, la capacità d’improvvisazione.

«Quello che non mi uccide mi rende più forte». Friedrich Nietzsche evidenzia attraverso la celebre espressione una peculiarità delle persone resilienti, ossia la capacità di mettere in atto un atteggiamento positivo e flessibile nei confronti della vita e di accettare i cambiamenti, anche quelli negativi, trasformandoli in sfide positive. La resilienza è l’arte dell’adattamento alle metamorfosi, è l’arte del tramutare le incertezze in opportunità, ed i rischi in novità.
Un altro aspetto che permette di rafforzare la resilienza presente in noi è poi la capacità di intrattenere relazioni positive e stabili con gli altri. Molti studi, infatti, hanno dimostrato che avere dei riferimenti aiuta a far fronte ed a contrastare gli effetti negativi dello stress. Percepire di essere sostenuti dagli altri favorisce il benessere sia fisico che psicologico.
La resilienza, ovvero l’adattamento positivo di fronte ad una situazione di stress, ha portato verso un cambiamento di prospettiva che ha suscitato l’interesse dei manager e di coloro i quali si occupano di risorse umane a focalizzare il proprio impegno sulle caratteristiche personali e ad elaborare metodologie per svilupparle.